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LATTANZIO GAMBARA A CORZANO
 

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'Ebe che porge l'ulivo a Giove', L. Gambara (1530- 1574)

 
Come raggiungere Corzano


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In aereo
Aeroporto di Montichiari G. D'Annunzio 20 km
Aeroporto di Verona Villafranca Catullo 70 km
Aeroporto di Bergamo Orio al Serio 35 Km
Aeroporto di Milano Linate 70 Km
Aeroporto di Milano Malpensa 120 Km
   
In auto
- da Brescia SP. 235
- dal lago di Garda SP. 235
- dal lago di Iseo SS. 510
- da Montichiari SS. 668
 

Gli alberghi della Tartaruga

*** ORZIHOTEL Dipendenza
via del Commercio, 20 - 25030 Orzinuovi (Bs)
Tel. +39 030 9460198 - Fax +39 030 9460495
e-mail: info@orzihotel.eu - Web Site: www.orzihotel.eu
3 camere attrezzate


Agriturismo "Locanda Macina"
via Macina, 64/D - 25030 Castelmella (BS)
Tel. +39 030 2584874 - 347 2787957
e-mail: lorini.domenica@alice.it
Web Site: www.agriturismolocandamacina.it
1 camera singola attrezzata

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I locali della Tartaruga

Cafè Chanel
piazza Karol Wojtyla, 5 - 25030 Corzano (Bs)

 
 
soglia a raso  
bagno attrezzato  
n. 1 posto riservato (davanti alla farmacia)  
 
 

Agriturismo "Cascina Vittoria"
via Curzio, 20 - 25030 Corzano (Bs)
Tel.+39 030 9971669 - 347 9263626

 
 
soglia a raso  
bagno attrezzato  
parcheggio interno  
 
 


 


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Palazzo Maggi a Corzano, seconda metà del XVI secolo

 

Percorso

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'Gruppo di profeti', L. Gambara (1530- 1574)

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Il territorio e la sua storia

La Bassa bresciana è la zona che conta più comuni in tutta la provincia bresciana. Si estende dal confine bergamasco a quello veronese, attraversata dai fiumi Mella e Chiese, mentre l'Oglio segna il confine a Sud con la provincia di Cremona. Caratterizzata da un paesaggio di pianura, largamente dedicato all'agricoltura e all'allevamento, la Bassa offre un ricco patrimonio artistico: castelli, chiese, pievi, borghi rurali e altri edifici storici, senza dimenticare la ricca gastronomia tipica con influenze della cucina cremonese e mantovana. Questo itinerario porta alla scoperta di uno dei molti angoli insoliti e poco noti di questo territorio: il Comune di Corzano.
Come suggerisce la terminazione in -ano, tipica dei toponimi derivanti da nomi romani, Corzano (con la vicina frazione di Meano) erano originariamente delle "villae" a capo di fondi agrari assegnati a cittadini romani, perciò seguirono, come tutto il territorio Bresciano, le vicissitudini dell'Impero Romano, raggiungendo il massimo splendore attorno al 69-70 d.C e subendo la profonda crisi economica e istituzionale causata dalla calata degli Unni nel 452 d.C.
Nei secoli successivi la struttura polita e quella economica furono prettamente feudali, per cui le risorse del territoriovennero amministrate e controllate dalle famiglie locali: così, a Meano, verso la fine del XV secolo, la famiglia degli Avogadro costruì il Castello come residenza di campagna e di caccia, mentre la realizzazione del Palazzo Maggi a Corzano, intorno alla metà del XVI secolo, sancì l'influenza di questa famiglia sul territorio.

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Palazzo Maggi - il porticato interno

L'itinerario

Il percorso ha inizio in piazza Karol Wojtyla, centro del piccolo paese di Corzano dove s'affacciano il Municipio, che conserva particolarissimi affreschi tardogotici, e la chiesa di S. Martino, risalente alla fine del XV secolo, ma largamente rimaneggiata nel '700.
La facciata si presenta suddivisa in due registri da un cornicione marcapiano, scanditi verticalmente da quattro lesene di ordine tuscanico. Il portale maggiore è in marmo di Botticino con due stipiti lisci decorati, nella parte superiore, da un motivo ad "orecchioni" e da un architrave, pure liscio, sul quale poggia una cornice sormontata da due urne laterali che affiancano un motivo marmoreo cuoriforme. Nell'angolo tra il presbiterio e il lato sud est della chiesa svetta il campanile, risalente probabilmente alla metà del '600, sul quale spicca, cinta da una ringhiera in ferro, la statua in terracotta (un tempo dorata) raffigurante San Martin Vescovo a cui è intitolata la chiesa.
Di fianco alla chiesa, separato dal giardino (l'antica ortasina o brolo) sorge l'imponente palazzo Maggi, bellissimo e singolare edificio fatto erigere da Paolo Maggi nel 1550, ma che non venne mai terminato. Il prospetto settentrionale presenta una fronte ben distesa fra due corpi avanzati, quasi fossero basi per torrioni: infatti, il palazzo sorse presumibilmente sulle rovine di un vecchio castelletto di dimensioni molto più piccole.

Per accedere all'interno, percorrendo via Curzio che fiancheggia la costruzione, incontriamo il maestoso portale bugnato dominato dalla "guardiola a sbalzo" attorniata da due possenti medaglioni.

 
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Raggiunta, dopo pochi metri, l'entrata, accediamo nel vasto cortile interno del palazzo delimitato dalle costruzioni che ospitano macchi-nari ed attrezzature dell'azienda agricola (tutt'ora in attività) e chiuso sullo sfondo dalla bella facciata meridionale del palazzo.

L'aspetto architettonico è complesso, ma è indubbia l'influenza del Palladio testimoniata dal portico di dimensioni cospicue formato da sette arcate con pilastri in muratura.

  Il cortile interno di palazzo Maggi è parte in acciottolato abbastanza sconnesso e parte in erba. E' possibile parcheggiare davanti al porticato.

Dall'androne sotto il grandioso porticato possiamo ammirare la suggestiva prospettiva del lungo viale, in origine accesso padronale del palazzo, chiuso dal cancello in ferro battuto che si affaccia direttamente sul fianco meridionale della chiesa di S. Martino.
Sempre sotto il porticato, segnaliamo la curiosa modifica all'apertura del portale sulla destra, allargato nel corso dei secoli per adattarlo al passaggio dei macchinari agricoli.

In due delle quattro sale a volta dell'abitazione vera e propria, completata solo nella parte a sera, si possono ammirare i magnifici affreschi di Lattanzio Gambara, uno dei più validi artisti bresciani del '500.

 

'La costruzione della torre di Babele', L. Gambara (1530- 1574)
'Le grottesche', bottega dei f.lli Campi

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la chiesa di S. Martino vista da palazzo Maggi
  'La costruzione della torre di Babele', L. Gambara (1530- 1574)
'La costruzione della torre di Babele', L. Gambara (1530- 1574)

Nella prima sala, assai degradata perché utilizzata per molti anni come magazzino dei grani, benché alcuni

 
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dipinti siano stati strappati o andati perduti e la visibilità non sia ottimale, si possono notare grandi costoloni in stucco di notevole valore (la cui doratura un tempo si illuminava alla luce delle fiaccole) che risalendo da ogni lato, quasi a voler sostenere il riquadro centrale, creano 14 scomparti dove sono rappresentate figure di ogni specie.
Nel pannello centrale ornato da una cornice in stucco, così riccamente decorata da apparire in stile quasi barocco, è raffigurata Rea che dà alla luce Giove.
Nella fascia inferiore è ritratto Saturno cui viene presentata una pietra al posto del bimbo: la legenda narra che questo dio, a conoscenza che la propria rovina sarebbe arrivata da un erede maschio, divorava i figli appena nati.
Infine, nella parte superiore è rappresentata una donna che corre nel vento per esporre il neonato sul monte Ida.
Negli scomparti creati dai mensoloni sono raffigurate divinità pagane, mentre nelle vele triangolari agli angoli del salone, si scorgono coppie di Numi o gruppi complessi come Plutone sul cocchio, Venere nella conchiglia trascinata in mare dai delfini e Leda (probabile copia del Raffaello). Tra le coppie si notano Minerva e Diana, Venere e Apollo ed Ebe che porge l'ulivo a Giove, probabile rapresentazione della pace tra la famiglia Maggi e Venezia.
Le pareti della sala sono suddivise in dieci riquadri da lesene dipinte: gli affreschi non sono più leggibili, se si esclude una scena in cui si può ravvisare la costruzione della Torre di Babele, probabilmente commissionata dallo stesso Maggi per simboleggiare l'edificazione di questo palazzo, mai completato. Si richiamano sempre alla famiglia Maggi la raffigurazione di una castrazione, a simboleggiare il dominio oppressivo della Repubblica Veneta che aveva sottratto molti terreni alla famiglia, e le scene della vita di Ercole, in onore di Ercole Maggi.
Ancora visibile sulla finestra di sinistra un disegno con le faccine continue delle grottesche di cui erano specialisti i fratelli Campi.
Dalla prima sala si accede ad una stanza intermedia in cui si scoprono tutte le fasi originali per la preparazione degli affreschi (sulle pareti sono ancora visibili dei saggi) che però non furono mai eseguiti.

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'La caduta della manna', L. Gambara (1530- 1574)

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'Il ritorno del figliol prodigo', L. Gambara (1530- 1574)


Passando nella seconda sala, quella meglio conservata e utilizzata come oratorio da Paolo Maggi, si possono apprezzare le grandi doti del Gambara che regala splendide scene tratte dall'Antico testamento.
Al centro della volta è rappresentata l'Ascensione: la figura di Gesù ricorda quella di Apollo del Castello di Villachiara (non molto distante da qui), dipinto di cui non si conosce l'autore ma che, a giudicare dalla grazia del disegno e dei colori, rimanda ad un allievo del Romanino, probabilmente lo stesso Gambara o Campi.

Nelle vele della volta, tra le figure dei profeti si distinguono: Mosè con le tavole della legge, Davide con accanto la corona regale ed Abacuc. Nelle sei lunette sono raffigurate scene dell'Antico Testamento: i Tre Fanciulli nella fornace; il Banchetto prima dell'uscita dall'Egitto; Davide che ucci-

 
foto gambara "il ritorno del figliol prodigo
'Le grottesche', bottega dei f.lli Campi

de Golia; il Sogno di Davide; l'angelo Raffaele che accompagna Tobiolo ed Eliseo che raccoglie il mantello di Elia.
Sulle pareti alcuni quadretti isolati rappresentano storie tratte dalla Bibbia che spaziano dal Figliol prodigo, alla Caduta della manna o al Rovereto ardente.
Infine, nei voltini delle unghie sono dipinte deliziose grottesche che fanno pensare alla bottega dei fratelli Campi.
Particolare il camino bugnato con al centro lo stemma della famiglia Maggi: un uovo con la punta rivolta verso il basso.

foto gambara "il ritorno del figliol prodigo
'Eliseo che raccoglie il mantello di Elia', L. Gambara (1530-1574)


Lasciato palazzo Maggi e attraversata via Curzio, suggeriamo una sosta nell'antistante agriturismo 'Cascina Vittoria', parte integrante del complesso residenziale, dove si possono degustare prodotti ricavati dalle materie prime fornite dalla stessa azienda agricola e prelibati piatti della cucina tipica lombarda.

Agriturismo  'Cascina Vittoria' -  il giardino
Agriturismo 'Cascina Vittoria' - il giardino

 
Palazzo Avogadro a Meano, XV secolo
Palazzo Avogadro a Meano, XV secolo

Sulla strada del ritorno, a conclusione dell'itinerario, consigliamo una piccola deviazione di un paio di chilometri verso la vicina frazione di Meano per scoprire palazzo Avogadro, una bellissima residenza signorile a forma di castello fatta erigere nel '400 dai nobili proprietari come dimora per le battute di caccia. Sebbene non sia aperto al pubblico, possiamo ammirare il lato esterno del castello che si affaccia su via Solferino con i muri dai caratteristici mattoni rossi scoperti, un tempo circondati tutto intorno da un fossato alimentato da una delle

tante rogge di cui era ricco il territorio di Corzano; particolare, in tal senso, la ricostruzione del ponte levatoio che sicuramente un tempo chiudeva il portone.

 
il marciapiede di via s.Michele presenta diverse rampe in corrispondenza dei passi carrai, alcune con forte pendenza.

foto_idro5Palazzo Avogadro - il ponte levatoio

BIBLIOGRAFIA
Corzano Bargnano e Meano - Storia e cultura, di G. Tognazzi, ed. Fondazione Civiltà Bresciana